Codice di Etica dello Yôga – I. Ahimsá

21 Luglio 2010 Off Di DeRose Method Parioli
• La prima norma etica millenaria dello Yôga è l’ahimsá, la non
aggressione. Deve essere intesa lato sensu.
• L’essere umano non deve aggredire gratuitamente un altro essere
umano, né gli animali, né la natura in generale.
• Non deve aggredire fisicamente, né con le parole, né con gli
atteggiamenti o il pensiero.
• Permettere che si perpetri un’aggressione, potendola impedire e
non impedendola, significa diventare complici dello stesso atto.
• Versare il sangue degli animali o arrecargli sofferenza per nutrirsi
delle loro carni morte, costituisce una barbarie indegna di una
persona sensibile.
MAESTRO De ROSE
393
– 393
• Ascoltare un’accusa o una diffamazione e non prendere le difese
dell’accusato indifeso perché assente costituisce una confessione di
complicità.
• Molto più grave è l’aggressione attraverso parole, atteggiamenti o
pensieri rivolta ad un altro praticante di Yôga.
• Non è scusabile avere una condotta simile nei confronti di un
professore di Yôga.
• Sarebbe estremamente condannabile, se un tale atteggiamento
ostile fosse perpetrato da un professore nei confronti di uno dei
suoi pari.
Precetto moderatore:
L’osservanza dell’ahimsá non deve indurre alla passività. Lo yôgin
non può essere passivo. Deve difendere energicamente i suoi diritti e
ciò in cui crede.
I. AHIMSÁ

• La prima norma etica millenaria dello Yôga è l’ahimsá, la non aggressione. Deve essere intesa lato sensu.

• L’essere umano non deve aggredire gratuitamente un altro essere umano, né gli animali, né la natura in generale.

• Non deve aggredire fisicamente, né con le parole, né con gli atteggiamenti o con il pensiero.

• Permettere che si perpetri un’aggressione, potendola impedire e non impedendola, significa diventare complici dello stesso atto.

• Versare il sangue degli animali o arrecargli sofferenza per nutrirsi delle loro carni morte, costituisce una barbarie indegna di una persona sensibile.

• Ascoltare un’accusa o una diffamazione e non prendere le difese dell’accusato indifeso perché assente costituisce una confessione di complicità.

• Molto più grave è l’aggressione attraverso parole, atteggiamenti o pensieri rivolta ad un altro praticante di Yôga.

• Non è scusabile avere una condotta simile nei confronti di un professore di Yôga.

• Sarebbe estremamente condannabile, se un tale atteggiamento ostile fosse perpetrato da un professore nei confronti di uno dei suoi pari.

Precetto moderatore:

L’osservanza dell’ahimsá non deve indurre alla passività. Lo yôgin non può essere passivo. Deve difendere energicamente i suoi diritti e ciò in cui crede.