Codice di Etica dello Yôga – III. Astêya
III. ASTÊYA
• La terza norma etica dello Yôga è astêya, non rubare.
• Lo yôgin non deve appropriarsi di oggetti, idee, stima o meriti che appartengano ad altri.
• È evidente che, facendo uso durante le lezioni o nelle interviste agli organi di comunicazione oppure in testi scritti, di frasi, definizioni, concetti, metodi o simboli di altri professori, l’autore debba sempre essere nominato con citazioni e/o diritti d’autore a secondo del caso.
• È disonesto promettere benefici che lo Yôga non può dare, così come accennare a benefici esagerati, irreali o strabilianti e, principalmente, guarigioni di qualsiasi natura: fisica, psichica o spirituale.
• Un istruttore di Yôga non deve rubare alunni ad altri professori.
• Non è un comportamento eticamente corretto per un professore installare la propria sede in prossimità di un altro professionista della stessa linea di lavoro, senza consultarlo previamente.
• È considerato disonesto il professore che faccia prezzi vergognosi, in quanto oltre a svalutare la professione, starà rubando il sostentamento agli altri professori che si dedicano esclusivamente allo Yôga e hanno bisogno di vivere con dignità e di provvedere alle loro famiglie come qualsiasi essere umano.
• Un tale atteggiamento oltretutto potrebbe privare l’Umanità del patrimonio culturale dello Yôga, in quanto può insegnare lo Yôga a un prezzo vergognoso solo colui che abbia un’altra forma di sostentamento e pertanto, che non si dedichi a tempo pieno allo studio e all’autoperfezionamento di questa filosofia di vita. Ciò potrebbe condurre ad una graduale perdita di qualità sino alla sua totale estinzione.
Precetto moderatore:
L’osservanza di astêya non deve indurre a rifiutare la prosperità quando essa rappresenti migliore qualità di vita, salute e cultura per gli individui e le loro famiglie. Tuttavia, l’opulenza è una forma tacita di appropriazione indebita.